martedì 15 gennaio 2013

UN PAESE DEMOCRATICO

Oltre sessant'anni fa, gli americani (ma anche i sovietici) ci liberavano dal "tiranno nazi-fascista" e facevano si, ognuno per i propri interessi, che l'Italia diventasse un Paese democratico.
Da allora ad oggi, le intrusioni territoriali, le imposizioni militari ed anche diversi "contrattempi" come, ad esempio, la strage del Cermis, sono diventati quasi una consuetudine. Le proteste popolari ci sono sempre state ma qualcuno le ha  sempre utilizzate per i propri scopi politici. Mi riferisco, ovviamente, alla sinistra radicale che si è sempre definita "antiamericana". Ora, però, che le ideologie sono in crisi, non ci sono più gli "antiamericani" tanto che, nella recente votazione all'Ars relativa alla realizzazione, a Niscemi, del M.U.O.S., l'assemblea regionale ha votato, all'unanimità, contro la realizzazione delle gigantesche "antenne da guerra" imposte dagli Usa. Dopo la votazione all'Ars, però, i mezzi che trasportano la gru necessaria per il lavoro, sono continuati ad arrivare malgrado la resistenza fisica (ma pacifica) degli attivisti "NO MUOS". Solo qualche giorno dopo, finalmente, il Presidente Crocetta si è espresso per la sospensione dei lavori e, quindi, per il momento, una battaglia sembrerebbe vinta.
Il Parlamento siciliano rappresenta la Sicilia e, votando all'unanimità, si è espresso in maniera chiara ed inequivocabile. In un Paese democratico, se un'Istituzione importante come un parlamento regionale si esprime, la sua decisione si rispetta altrimenti, poi, non ci si deve lamentare se alla violenza (americana) c'è chi risponde con le stesse armi.
A proposito di "armi", c'è stato qualcuno che, negli anni '70, ha provato a ribellarsi a questa "democrazia drogata" e che, a torto o a ragione, aveva pensato che l'unico modo per cambiare questo Paese democratico, era la lotta armata. Personalmente sono contrario a qualsiasi forma di violenza ma, nel giudicare gli "anni di piombo" in Italia, bisogna contestualizzare il momento storico. Nel 2013, poi, abbiamo anche il vantaggio, nel giudizio, di avere visto quanto successo nei decenni successivi alla sconfitta delle "Brigate Rosse" e, vista l'evidente involuzione economia-sociale-culturale del nostro Paese, forse Gallinari ed i suoi non avevano tutti i torti: la storia sembra cominci a dargli ragione. Il piccolo accenno "terroristico", che a molti lettori non piacerà, è per ricordare la scomparsa, avvenuta ieri, di Prospero Gallinari, uno dei componenti delle B.R. che ha lottato in prima linea, come tanti altri che sono morti ammazzati, per ottenere un "mondo diverso" o, più semplicemente, un Paese democratico.

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