martedì 11 novembre 2008

SAN...... TORO


In questi giorni, in quasi tutti i telegiornali (soprattutto in rete almeno per me che non vedo più i tg), si sono tutti divertiti a "sparare" la notizia-bomba relativa ad un contestatore, ad un paladino dell'anti-censura, ad un "comunista" come Michele Santoro.
Si è detto e scritto che Santoro non sopportasse il fatto di essere imitato e preso in giro su RDS da un certo tale imitatore di nome Violante, che si fosse, insomma, improvvisamente trasformato da sostenitore della totale libertà di espressione in un terribile censore di coloro che osano prenderlo in giro !
Nel giorno in cui l'informazione pilotata di giornali e televisioni annuncia che Grillo non ha raggiunto le 500.000 firme raccolte per il secondo Vday (c'era anche la mia e ne ho raccolte anche parecchie !) non riesco proprio a mandare giù la strumentalizzazione vergognosa che si sta facendo su uno degli ultimi veri giornalisti rimasti in circolazione.
Santoro, secondo quando raccontato dai nostri organi di informazione, avrebbe chiesto due milioni di euro all'emittente per i danni subiti; ebbene, miei affezionatissimi lettori, si tratta di pure invenzioni.
L'imitatore di RDS telefona a delle persone: politici, personaggi pubblici e gente comune, spacciandosi per Santoro ed imitandolo perfettamente, ponendo quesiti e quant'altro e, come meglio esprime il testo della lettera dell'avvocato del giornalista, "falsando" in parte la percezione della realtà, creando confusione in un marasma informativo che tende a screditare chi vuole essere una voce "fuori dal coro".
Insomma, io sono con lui, in tutto e per tutto. Vi riporto di seguito il testo della lettera inviata a RDS:
A RDS - Radio Dimensione Suono Oggetto: Michele Santoro/RDS
Il dottor Michele Santoro mi dà incarico di contestarVi l’abusivo utilizzo della sua identità, che Voi state ponendo in essere in modo tale da danneggiare la preparazione e la realizzazione del lavoro del mio Cliente. Specificamente il Vostro comportamento si sta realizzando illecitamente attraverso l’utilizzazione per i Vostri scopi del suo nome e del nome della sua trasmissione con le modalità e negli ambienti propri nei quali egli effettivamente svolge la sua attività preparatoria di “Anno Zero”, generando così una inammissibile falsata percezione dell’identità dello stesso, del suo lavoro e di quello dei suoi collaboratori. Con la presente diffida formale Vi intimo di cessare, con decorrenza immediata, dall’illecito comportamento di cui sopra, che determina danno e pregiudizio ai diritti dell’identità e della personalità del mio Cliente oltreché della sua espressione professionale e della sua attività. Con riserva di agire per il risarcimento dei danni subiti e subendi.
avv. Felice d’Alfonso del Sordo

Rifare quello che è già stato fatto a Santoro in passato (fuori dalla TV per circa 5 anni) è impopolare (specie visti i grandi ascolti di "Annozero") e darebbe troppo all'occhio quindi si crea confusione e si cercano di creare difficoltà ad un grande professionista che fa egregiamente il suo lavoro.
L'attacco mediatico dei suoi "colleghi" è vergognoso; è evidente che Santoro (coi suoi stretti e fedeli collaboratori) è un personaggio scomodo che informa veramente e mostra la realtà come nessun altro o quasi (Report....) fa all'interno della scandalosa televisione italiana.
Non lasciamolo solo, è già successo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non è solo strumentale il fatto ma vergognoso e criminale dimmi che si deve fare per non lasciarlo solo

Unknown ha detto...

perfettamente d'accordo, santoro è uno degli ultimi uomini liberi che c'è in TV.

Anonimo ha detto...

notizia girata da Ciccio A.
si prega di dare massima diffusione
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http://it.youtube.com/watch?v=69t7Zcfl5t4

Respinti dall'Italia, rifugiati stipati in un container nel porto di Patrasso

Ecco che fine fanno gli afgani respinti dai porti dell'Adriatico verso la Grecia. Le immagini esclusive in un video amatoriale girato con un videofonino da un rifugiato e caricato su Youtube

PATRASSO - "Siamo qua da due giorni, siamo circa 40 persone. Fa molto caldo, il cibo è poco. Non ci fanno uscire nemmeno per andare al bagno". Le immagini sono girate con un videofonino. Le forma della stanza e la sagoma delle pareti metalliche fa subito capire che si tratta di un container. A parlare è un ragazzo dai tratti asiatici, in inglese. Sullo sfondo c'è una grata di ferro. Quando il telefonino si sposta, si contano fino a trenta ragazzi. Sono tutti molto giovani. Molti devono essere minorenni. Sono tutti afgani. E il container è quello del porto di Patrasso, dove ogni giorno vengono respinti i richiedenti asilo politico fermati sui traghetti che collegano la Grecia all'Italia, spesso nascosti sotto i camion. Gli ultimi nove, iracheni, li hanno respinti da Brindisi il 7 novembre. Ecco la fine che fanno. "La polizia ci tratta come animali. - continua il racconto del ragazzo - Ci sono due ragazzi malati, ma non sono stati portati all'ospedale. Chiediamo al governo greco di essere rilasciati. Ogni giorno i ragazzi sono arrestati, anche se sono richiedenti asilo. Alcuni sono qui da una settimana".

Il video, girato all'interno del container da uno degli afgani lì rinchiusi, è stato poi caricato sulla rete, sul sito di Youtube (http://it.youtube.com/watch?v=69t7Zcfl5t4). In un mese è stato visto da più di 2.800 persone. Si tratta di immagini esclusive, che per la prima volta documentano il trattamento riservato ai rifugiati respinti dall'Italia una volta tornati a Patrasso. I respingimenti sono fatti sulla base di un accordo bilaterale di riammissione tra Italia e Grecia. La Polmare e la Guardia di finanza non fanno nessuna differenza tra richiedenti asilo e migranti economici. Spesso anche i minori non accompagnati vengono rinviati in Grecia. Ma in Grecia nessuno di loro chiederà asilo politico. Per capire perchè basta leggersi il rapporto della Commissione Libe del Parlamento europeo, secondo il quale il tasso di riconoscimento dell'asilo politico in Grecia era dello 0,3% nel 2007, contro oltre il 50% di riconoscimenti (tra asilo e protezione umanitaria) rilasciati in Italia.

Così, una volta rilasciati, torneranno alla baraccopoli di Patrasso - dove vivono alcune centinaia di giovani afgani in case di legno e cartone - e ogni notte tenteranno di nuovo di partire per raggiungere l'altra sponda dell'Adriatico, in quella che per loro è diventata la loro fuga dopo la fuga.

Gabriele Del Grande