mercoledì 23 giugno 2010

DOLOROSE POLEMICHE


Visto quello che mi è successo (lo saprete già, tutte le agenzie hanno dato la notizia :).... avrò probabilmente qualche minuto di tempo in più, in questi giorni, per assillarvi coi miei post. Oggi, all'ora di pranzo, mi sono fratturato l'alluce del piede sinistro. Rientrando a casa dal lavoro con in mano borsa, pane, agenda.....duemila cose...... sono inciampato nei pochi gradini che arrivano alla porta di casa mia e, sotto gli occhi di mia mamma, sono riuscito a non cadere ed a riprendermi al volo rimanendo in piedi con tutto in mano. Evidentemente nel movimento per evitare di cadere ho battuto il ditone su un gradino. Sul momento, come spesso capita, solo un intenso ma breve dolore, poi col trascorrere delle ore sono dovuto andare al pronto soccorso del nostro meraviglioso e funzionale ospedale S.Elia. Mi sono detto: forse ho scritto qualche cattiveria di troppo negli ultimi post e qualcuno me l'ha buttata...... ma non ci credo alle fattucchiere.... o, almeno, non ci credevo prima di oggi :-D.
Ogni volta che metto piede all'ospedale S.Elia (grazie al cielo raramente) mi rendo conto, visivamente, che la nostra realtà nissena è veramente al limite. L'esperienza è tragicomica e, non avendo altro modo per non pensare al dolore....... mi accingo a raccontarvela.
Comincerei col dire che raggiungere il pronto soccorso, gentilmente accompagnato in macchina da mia sorella, è una piccola impresa: a causa di eterni lavori in corso l'ingresso è spostato di circa 300 metri più avanti rispetto all'ospedale ed, ovviamente, una volta dentro bisogna ripercorrere gli stessi metri per, in qualche modo, tornare indietro. Ovviamente si attendono una ventina di minuti prima che l'addetto alla reception appaia; in compenso un gentile signore della sicurezza fa le veci dell'assente e ti procura una sedia. Si viene schedati e, dopo un'ulteriore attesa, si viene chiamati in una stanza. Lo spostamento avviene su una sedia a rotelle mezza sgangherata costretta, tra l'altro, a camminare su un pavimento dissestato e solo perché spinta sempre da mia sorella....... un'accoglienza disastrosa. Una volta dentro la fatidica stanza, vengo accolto (si fa per dire) da una dottoressa (la chiamavano così) che aveva l'aria, al massimo, della portantina .... con tutto il rispetto per i portantini. Mi chiede cos'ho e dove; ponendomi la domanda (senza degnarmi di uno sguardo che avrebbe facilitato l'operazione) mi chiede di specificare quale dito è danneggiato, il primo o l'ultimo ? Non per voler essere sempre il solito polemico ma ho risposto che, dipendeva da dove cominciavano a contare le dita...... continuando a non guardarmi, comunque, alla fine ci siamo capiti. Finito di compilare la seconda scheda mi dice di andare in radiologia. Peccato che sono seduto sulla sedia a rotelle e non sono in grado di spingermi da solo ! Rimango a guardarla esterrefatto per qualche secondo e chiamo mia sorella..... evitando ulteriori dolorose polemiche.
Anche il collega della radiologia, raggiunto sempre grazie alle sole fatiche di mia sorella, si presenta come un vero fenomeno: in piedi e col piede dolorante il gentile signore mi da solo indicazioni vocali sul dove andare e sul cosa fare; pur vedendomi fortemente claudicante per cercare di raggiungere il posto dove distendermi non muove un dito nemmeno per far finta. Effettua la radiografia e sparisce. Chiedo se posso scendere dalla macchina ma, non ricevendo risposta, mi alzo da me. Riappare il medico che osserva, con aria scenziatica la mia radiografia ed ovviamente chiedo cos'ho; mi si risponde che "forse c'è qualcosa.... non ti anticipo nulla" ...... sorpresa quindi ..... cosi i pazzi. Era chiaro che evitava di esprimersi solo perché non capiva una mazza. Si torna al pronto soccorso (ovviamente grazie a Grazia) e li, dopo una buona attesa, la dottoressa-portantina mi dice sorridente che ho una frattura. Non voglio tediarvi troppo ma ora viene il bello del racconto :-D. La sedia a rotelle dell'ospedale non entra nell'ascensore e quindi, al S.Elia, un fratturato deve alzarsi in piedi per andare in ortopedia (!). Con un po di peripezie si arriva al reparto suddetto e qui (sempre a piedi) arriviamo alla porta d'ingresso e bussiamo. Bussiamo una, due, tre volte e finalmente qualcuno ci apre. Come precedentemente successo, pur vedendomi vistosamente zoppicante nessuno si degna di darmi una sedia a rotelle che arriva solo dopo gentile mia richiesta. Dopo una minima attesa appare una bella e giovane dottoressa che, con modi gentili e simpatici mi controlla il piede e che sembra gradire anche le mie battute, venutemi improvvisamente fuori una volta capito che non sarei stato ingessato. La dottoressa (speriamo anche brava oltre che bella e simpatica), mi stecca il piede, mi prescrive l'antidolorifico, mi consiglia gli zoccoli e mi dice di tornare dopo quattro settimane ma, ahimè, non da lei........ non volevo andarmene più :-D. Nell'uscire, sempre spinto sulla sedia da mia sorella, un addetto mi dice che la sedia è del reparto....... poi anche delle persone comuni (presumibilmente in visita ai ricoverati) chiedono a gran voce la sedia...... "è del reparto.... è del reparto..... a noi ci serve". Che immagine da quarto mondo ! .....sono arrivato alla porta e, rispondendo sorridendo agli incolpevoli richiedenti, ho raggiunto l'ascensore.
E vaiu cuntatu u fattu ........ comunque, alla faccia delle fattucchiere e delle dottoresse-portantine, provo ad andare a vedere l'anteprima del cortometraggio del regista nisseno Luca Vullo, ovviamente se il "Segretario" è così gentile da farmi da autista :-D

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